Pensiero positivo, destino e agonismo.

 

Che cosa accomuna la pratica di uno sport competitivo, la vita professionale e quella familiare?
Sono sicuro che ognuno di noi riesca a trovare, identificare e fare suoi molti valori comuni facilmente estendibili da un contesto all’altro.

Io ne ho trovato uno che sta alla base del mio destino: il pensiero positivo. Di primo acchito, forse, molti tra voi non hanno messo questo aspetto alla base delle proprie considerazioni. Tuttavia con lo scorrere delle visualizzazioni, che accompagnano i propri pensieri, questo aspetto fa capolino. Si insinua e a nostra sorpresa, prende forza.

Il mio pensiero positivo, con il mio essere, diventa la mia parola. La mia parola, come dice un detto Buddista, diventa il mio comportamento e quindi l’approccio alla vita e all’interazione con le persone.

Non è un automatismo derivato da chissà quale teoria comportamentale. È un fatto. Un modo di approcciarsi alle cose – forse innato – comunque naturale nella sua forma.

Ed è appunto questo modo di porsi che si trasforma, gradualmente, in abitudine. Positiva.

Quanto costa, in termini energetici, mantenere le proprie abitudini positive? Nulla se ciò che si fa fluisce in modo naturale. Molto se questo aspetto è innaturale o rimane a uno stadio meccanico dove l’analisi del “come fare” per raggiungere questa forma di arousal è preponderante rispetto al lasciare fluire le cose fino ad arrivarci gradualmente.

Due sono le strade principali. La prima, come già scritto, è quella derivante dal fatto che tale approccio è già intrinseco. Si ha. La seconda è un graduale passaggio, anche attraverso il mental coaching, verso questo modo di vivere fino a riconoscerlo come forma mentis che si è finita per “acquistare” e che ci diventa solita.
Talmente naturale che si trasforma, anche inconsciamente, in valore. Valore positivo. E quindi destino.

E destino è ciò che, a dipendenza di ogni singolo credo, ereditiamo. Prendiamo in dote. Facciamo nostro. Ma non scansiamo.

Destino è dove sono arrivato. Ciò che sono ora. È il percorso che ho deciso di seguire. Non è detto mi conduca chissà dove. Non è detto giunga alla fine o abbia una fine. È semplicemente un modo di essere.
Ma di sicuro contiene una sua parte vissuta che ci portiamo dietro, dentro di noi e che mi ha portato a sperimentare lo sport addiction molti anni fa e nel 2013 l’overtraining.
È lo stesso destino, fatto di pensieri positivi – alla sua base – che mi ha successivamente indirizzato verso una forma più sana di sport agonistico. Ma questo è tema del prossimo articolo…

 

 

 

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Mental Trainer

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